N° 6/2023
Inform..

Solo persona

1. Né uomo, né donna

Nella nostra società sussistono ancora sostanziali differenze sul piano lavorativo e sociale che pongono in evidenza il tema della disparità di genere; di fatto le donne sono tutt’ora costrette a scegliere tra l’essere madri e l’essere donne lavoratrici. A fronte degli ampi divari di genere persistenti nel mercato del lavoro, infatti, persistono gli squilibri in ambito famigliare nella gestione della cura dei figli e nello svolgimento delle faccende domestiche nonché, per la permanenza di alcuni stereotipi e reticenze culturali che spingono le femmine a scegliere alcuni percorsi scolastici piuttosto che altri (che in parte autoalimentano la segregazione orizzontale nel mercato del lavoro). Nonna, madre, moglie, figlia, sorella è sempre (o quasi) la donna ad occuparsi delle persone malate o fragili della famiglia.

La realtà ci mostra che troppo spesso le donne sono private del diritto di esprimere la propria identità e di sviluppare la propria personalità, negando a sé stesse la possibilità di prendersi cura della propria persona e di realizzare (per chi lo desidera e per chi può) il più bello dei progetti di vita: l’essere madre.

2. Il compito della Repubblica e la disparità di genere 

Il compito della Repubblica – come prescrive l’art. 3 della Costituzione italiana – è rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese; del resto, accanto alla dimensione sociale della dignità della persona, c’è un suo significato etico e culturale che riguarda il valore della persona e chiama in causa l’intera società. La politica, dunque, è tenuta a tutelare la salute della donna nella sua “totalità unificata”, e garantire il suo “benessere fisico, mentale, spirituale, sociale e ambientale”, consentendole di realizzare il suo diritto alla salute, il suo diritto al lavoro, il suo diritto a creare una famiglia. Del resto, l’Italia (Art. 2 Costituzione) “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”; e, quindi, è dovere della politica combattere la disparità di genere che coinvolge tutti e riguarda anche la condivisione dei carichi familiari. Il nostro ordinamento è infatti contraddistinto da stereotipi culturali di netta dicotomia dei ruoli all’interno del nucleo familiare, nella quale all’uomo spetta il compito di sostenere economicamente la famiglia e alla donna quello di occuparsi della cura domestica, e nella quale il tentativo di armonizzare il ruolo di donna lavoratrice con quello di madre è stato per lungo tempo declinato soltanto al femminile. Oggi, anche su impulso dell’esperienza maturata da remoto nel corso della pandemia, è fondamentale caldeggiare efficaci forme di conciliazione dei tempi di vita-lavoro, per favorire anche nel nostro ordinamento i valori di inclusione e uguaglianza di genere. Il percorso verso la parità è dunque ancora lungo e tortuoso: i divari di genere persistono nel mondo del lavoro, a livello di retribuzioni, di assistenza e di pensioni, nonché nell’accesso alle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e nelle posizioni dirigenziali. In questo quadro, l’evoluzione di una nuova ed effettiva cultura della parità è indubbiamente determinata dal contesto economico e occupazionale in cui la stessa è destinata a svilupparsi. Del resto, la previsione della parità di genere quale priorità trasversale del PNRR può senza dubbio rappresentare un’opportunità unica per l’empowerment economico e sociale delle donne, e in particolare di quelle lavoratrici.

3. Uguaglianza di genere tra Agenda 2030 e Pnrr

Si è detto anche che compito della politica è (o dovrebbe essere) quello di dare concretezza ed effettività al diritto di ciascuno di sviluppare la propria personalità secondo le proprie inclinazioni, di essere riconosciuto come una persona - né donna né uomo -, consapevole della propria identità e dignità, abbattendo ogni diversità (anche) di genere. Dignità è, difatti, non dare per scontato che i caregiver degli anziani, o dei cari che non stanno bene, siano necessariamente le donne. 

Dignità è impedire la violenza sulle donne (non solo fisica, anche verbale), profonda, inaccettabile piaga che deve essere contrastata con vigore e sanata con la forza della cultura, dell’educazione, dell’esempio. Dignità è azzerare le morti sul lavoro, che feriscono la società e la coscienza di ciascuno di noi. Perché la sicurezza del lavoro, di ogni lavoratore e lavoratrice, riguarda il valore che attribuiamo alla vita. 

Ebbene, il superamento delle diseguaglianze di genere è posto tra gli obiettivi prioritari dell’Agenda 2030, che delinea uno stretto collegamento tra empowerment delle donne e sviluppo sostenibile e raccomanda un approccio per genere, generazione, territorio e origine etnica, trasversale a tutti gli obiettivi fissati. In questa direzione, anche il PNRR mira a creare un mondo maggiormente equo anche tramite misure di supporto alla partecipazione femminile, quali la promozione delle forme di conciliazione dei tempi di vita-lavoro e la valorizzazione dell’imprenditoria femminile.

All’interno di un progetto ambizioso come quello tratteggiato dal PNRR, l’uguaglianza di genere è, dunque, la priorità e lo dimostra la scelta di campo di destinare ingenti risorse alla promozione di un’effettiva cultura della parità in ognuna delle missioni del Piano stesso

Certamente è un percorso ancora lungo e tortuoso; ma bisogna ricordare, che ogni donna, pur nella sua fragilità, da sempre lotta per emanciparsi e per dimostrare il proprio valore come persona, e che, nonostante i soprusi e le ingiustizie, che non finiscono mai, si risolleva – come dice Alda Merini nella sua poesia dedicata “alle donne” - come un ramo che non cede al vento, lotta con lacrime e amore.

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Avv. Laila Perciballi

-Consigliere Nazionale Movimento Consumatori
-Commissione Privacy e Responsabilità professionale in Sanità COA Roma
-Coordinatrice progetto "Costituzione Etica" e "Revisione Codici deontologici" per la FNO TSRM PSTRP
-Componente Comitato Scientifico 17° Forum Risk Management in Sanità

 

 

 

 

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Laila Perciballi

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