La parola ansia, dal latino angere ossia “stringere”, comunica molto bene la sensazione di disagio vissuta da chi soffre di uno dei disturbi legati al suo spettro, ovvero l’idea di costrizione, di imbarazzo e di incertezza sul futuro. L’ansia, infatti, è uno stato caratterizzato da sentimenti di paura e di preoccupazione non connessi, almeno apparentemente, ad alcuno stimolo specifico, diversamente dalla paura che presuppone un reale pericolo.
L’american Psichiatric Association (1994), la descrive come:
“L’anticipazione apprensiva di un pericolo o di un evento negativo futuro, accompagnata da sentimenti di disforia o da sintomi fisici di tensione. Gli elementi esposti a rischio possono appartenere sia al mondo interno che a quello esterno” (APA, 1994; cit. in: Franceschina et al., 2001,p.213)
L’ansia è diversa dalla paura, poiché la paura è una reazione funzionale ad affrontare un pericolo immediato mentre l’ansia si pone come obiettivo l’affrontare una preoccupazione sulla verificabilità di un evento futuro. Gli psicologi sottolineano questo aspetto di immediatezza tipico della paura, in contrasto con l’atto di previsione che caratterizza l’ansia. è bene sottolineare come l’ansia e la paura non siano necessariamente sensazioni “cattive”, ma al contrario abbiano un ruolo adattativo.
La paura infatti è fondamentale nella risposta di attacco o fuga che ci permette di mobilitare tutte le nostre risorse per affrontare la minaccia, o in alternativa, fuggire da essa. Per questo motivo nelle giuste circostanze una reazione di paura può salvarci la vita. Allo stesso modo, l’ansia ci aiuta ad individuare minacce future e a premunirci contro di esse, progettando ipotetici scenari nei quali potremmo essere coinvolti e, in quel caso, dovremmo affrontare la situazione temuta. Come infatti ci insegna la legge di Yerkes e Dodson (1908), un giusto grado di ansia ci permette di essere più performanti rispetto a quando siamo più tranquilli. Tuttavia nell’uomo e negli animali l’ansia travalica spesso dai suoi aspetti adattativi, cioè utili, ad altri non adattativi, in quanto le reazioni ansiose sono generalizzate a una serie di situazioni neutre.
Il trattamento dell’ansia, qualora non sia ritenuta patologica e risolvibile solo farmacologicamente, comporta l’eliminazione o la riduzione del sintomo, e successivamente il raggiungimento di un adeguato adattamento dell’individuo all’ambiente utilizzando tecniche comportamentali e tecniche di ristrutturazione cognitiva nell’ambito delle psicoterapie cognitivo-comportamentali.
Il trattamento per la cura dell’ansia prevede un lavoro di ricerca e valutazione delle aspettative e degli schemi cognitivi abituali e di una conseguente ricerca di schemi alternativi e più funzionali (Bracconnier, 2003).
L’ansia colpisce il 10-20% degli adulti e fino al 43% di bambini ed adolescenti (Gordon et al., 2013; Shim et al., 2015) negli ambulatori dentistici e l’inevitabile conseguenza per i trattamenti dentali è un comportamento di trascuratezza, da parte dei pazienti colpiti, per la loro salute orale, che si manifesta evitando gli ambulatori odontoiatrici. Abbiamo già detto che per pazienti altamente ansiosi spesso si è costretti a ricorrere alla sedazione cosciente e alla somministrazione di farmaci ansiolitici; tuttavia l’aumento significativo dei costi correlati e i rischi medici correlati all’assunzione farmacologica fanno preferire alcune tecniche di gestione comportamentale come abbiamo accennato nel precedente articolo.
Vogliamo in questa occasione mettere l’accento su alcune terapie comportamentali come lo storytelling e l’ascolto della musica.
In uno studio pubblicato su Oral Desease di aprile 2018 vengono passati in rassegna i principali studi pubblicati in letteratura sull’azione benefica dell’ascolto della musica durante i trattamenti odontoiatrici.
Gli autori della pubblicazione hanno elaborato una serie di linee guida che possono essere di aiuto all’odontoiatra:
- Far ascoltare al paziente la sua musica preferita durante i trattamenti. Questo alza l’umore ed è in grado di sostenere l’attenzione del soggetto.
- Far ascoltare al paziente - nell’ambito della sua musica preferita – brani rilassanti durante i trattamenti.
- Permettere al paziente di gestire il controllo del volume, per prevenire i disagi e massimizzare il controllo percepito.
- Far scegliere al paziente se utilizzare le cuffie o avere un ascolto a campo libero.
- É importante che l’ascolto della musica inizi prima del trattamento odontoiatrico, quando possibile. Questo può aiutare a prevenire l’ansia mentre il paziente è in sala di attesa.
- Si devono invitare i pazienti a concentrarsi attivamente sui brani musicali che stanno ascoltando piuttosto che semplicemente ascoltare la musica.
Coinvolgendo lo stesso senso dell’udito, un’altra tecnica atta a sedare l’ansia, prende il nome di storytelling, ovvero l’atto del narrare usando i princìpi della retorica e della narratologia. Le emozioni dell’uomo, attraverso la narrazione, trovano il mezzo più efficace di espressione. Il discorso narrativo permette di rendere comprensibile, comunicabile e ricordabile il vissuto, rendendo possibile la riflessione.
Si tratta di un processo interattivo dal momento che il discorso narrativo rende possibili interpretazioni molteplici per tutti i soggetti che entrano in contatto con una certa storia.
La narrazione porta ad una riflessione che è riflessione dei contenuti, elaborazione di questi e soprattutto sviluppo dell’apprendimento. Quindi lo storytelling è uno strumento naturale attraverso il quale può avvenire una forma di comunicazione efficace che coinvolge contenuti, emozioni, intenzionalità e i contesti. Si tratta quindi di un’ottima potenzialità da sfruttare per gli operatori sanitari poiché il cervello umano comprende con facilità le storie raccontate dal narratore che in questo modo può trasferire conoscenza ed esperienza, persuadere, allineare e “formattare” le persone rientrando nel processo di ristrutturazione cognitiva. Il modo in cui questi racconti vengono condivisi è il “discorso narrativo”, traduzione del “pensiero narrativo” di cui tutte le persone sono dotate. Il discorso narrativo, per essere efficace, deve possedere alcune caratteristiche specifiche:
- Sequenzialità narrativa (l’ordine dato in un racconto può non riflettere lo svolgersi cronologico dei fatti reali);
- Particolarità (evidenziare dettagli che nella realtà potrebbero apparire poco o non significativi);
- Intenzionalità;
- Verosomiglianza (percezione che l’ascoltatore deve avere riguardo alla storia);
- Componibilità (intreccio tra le varie parti della narrazione e il suo insieme);
- Referenzialità (si riferisce a quanto la storia possa essere plausibile);
- Appartenenza a un genere (devono essere ben identificabili sia la fabula che l’intreccio).
Nel caso della narrazione usata per sedare l’ansia sarà importante inserire contenuti coinvolgenti, evocare delle emozioni che aiutino a fissare il ricordo e trasferire il messaggio, mantenere un ritmo adeguato e un uso della voce appropriato, associando anche in questo caso eventuale sottofondo musicale qualora timbro, tono, ritmo ed inflessione del narratore non bastino.
Lo storytelling è fondamentale soprattutto nel caso in cui le cure siano rivolte a bambini fobici e in diversi contesti educativi e formativi con la prospettiva life-long learning, sia in termini cognitivi che educativi.
Negli ultimi anni ha trovato spazio anche nel campo di formazione degli adulti al fine di migliorare i loro processi di apprendimento.
Ancora più utile se la narrazione è biunivoca e nell’incontro clinico avviene uno scambio di narrazioni e una negoziazione di significati, così come previsto dalla Conferenza di Consenso tenutasi nel 2014 nel corso de ”Il congresso internazionale: narrative medicine e rare desease” organizzato dall’Istituto Superiore di Sanità con il CNMR (Centro Nazionale Malattie Rare). In questo utilizzo della narrazione si migliora l’alleanza terapeutica e la partecipazione del paziente, si comprende più a fondo la sua patologia e la relazione umana che si viene a creare tra il medico e il paziente, ampliando le proprie capacità empatiche, riflessive, di ascolto e riuscendo a prendersi cura della persona con le sue emozioni, paure e speranze.